Monologhi famosi: ecco quelli da conoscere
Sei alla ricerca dei monologhi famosi più coinvolgenti della storia?
Che tu voglia estrapolare da essi delle belle frasi di in bocca al lupo, piuttosto che parole incoraggianti, oppure prendere spunto per scegliere quali film vedere con gli amici, stai leggendo l’articolo giusto.
In questa guida, infatti, ti proporremo discorsi bellissimi su diversi temi. Scritti o pronunciati in diversi ambiti e occasioni, su tematiche differenti. Dai monologhi comici a quelli sull’amore.
Vuoi saperne di più? Allora non perdiamo tempo ed andiamo subito a scoprirli e a leggerli tutti.
Monologhi brillanti: ecco i migliori
Nei prossimi paragrafi, ti suggeriremo dunque diversi monologhi famosi e altri forse più di nicchia. Sperandoci di ispirarti a dovere, ti auguriamo buona lettura.
Monologhi sulla vita
Per realizzare una guida completa sui monologhi famosi più variegata possibile, abbiamo scelto cinque categorie e selezionato un monologo per ognuna di esse. Ovvero:
- Vita
- Teatro
- Cinema
- Amore
- Divertente
Iniziamo questo nostro viaggio, quindi, con una citazione tratta da “Il curioso caso di Benjamin Butt”. Eccola:
«Per quello che vale, non è mai troppo tardi, o nel mio caso troppo presto, per essere quello che vuoi essere. Non c’è limite di tempo, comincia quando vuoi. Puoi cambiare o rimanere come sei, non esiste una regola in questo. Possiamo vivere ogni cosa al meglio o al peggio. Spero che tu viva tutto al meglio. Che tu possa vedere cose sorprendenti. Spero che tu possa avere emozioni sempre nuove. Che tu possa incontrare gente con punti di vista diversi. Spero che tu possa essere orgogliosa della tua vita. E se ti accorgi di non esserlo, spero che tu trovi la forza di ricominciare da zero».
Cosa ne pensi? Ti ritrovi anche tu in questi pensieri? Eppure siamo solo all’inizio. Proseguiamo esplorando le altre quattro categorie.
Monologhi teatrali
Tra i monologhi famosi della letteratura e del teatro più conosciuti vi è il celebre “Essere o non essere” dell’Amleto di William Shakespeare.
Anche sei in realtà si tratterebbe di un soliloquio. Eccolo citato qui:
«Essere, o non essere, questo è il problema: se sia più nobile nella mente soffrire colpi di fionda e dardi d’atroce fortuna o prender armi contro un mare d’affanni e, opponendosi, por loro fine? Morire, dormire…nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali di cui è erede la carne: è una conclusione da desiderarsi devotamente. Morire, dormire.
Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo, perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale deve farci riflettere. È questo lo scrupolo che dà alla sventura una vita così lunga. Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo, il torto dell’oppressore, l’ingiuria dell’uomo superbo, gli spasimi dell’amore disprezzato, il ritardo della legge, l’insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo che il merito paziente riceve dagli indegni, quando egli stesso potrebbe darsi quietanza con un semplice stiletto?
Chi porterebbe fardelli, grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa, se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte, il paese inesplorato dalla cui frontiera nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà e ci fa sopportare i mali che abbiamo piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?
Così la coscienza ci rende tutti codardi, e così il colore naturale della risolutezza è reso malsano dalla pallida cera del pensiero, e imprese di grande altezza e momento per questa ragione deviano dal loro corso e perdono il nome di azione».
E dopo i monologhi famosi del teatro, nel prossimo paragrafo passiamo al cinema.
Monologhi film
Ed eccoci giunti alla scelta del miglior monologo cinematografico. In questo caso ti suggeriamo queste parole tratte dal film American Beauty del 1999, diretto da Sam Mendes:
«Ho sempre saputo che ti passa davanti agli occhi tutta la vita nell’istante prima di morire. Prima di tutto, quell’istante non è affatto un istante: si allunga, per sempre, come un oceano di tempo. Per me, fu… lo starmene sdraiato al campeggio dei boy scout a guardare le stelle cadenti; le foglie gialle, degli aceri che fiancheggiavano la nostra strada; le mani di mia nonna, e come la sua pelle sembrava di carta. E la prima volta che da mio cugino Tony vidi la sua nuovissima Firebird. E Janie. Janie…e Carolyn.
Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo, ma è difficile restare arrabbiati quando c’è tanta bellezza nel mondo. A volte è come se la vedessi tutta insieme, ed è troppa. Il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare. E poi mi ricordo di rilassarmi e smetto di cercare di tenermela stretta. E dopo scorre attraverso me come pioggia, e io non posso provare altro che gratitudine, per ogni singolo momento della mia stupida, piccola, vita. Non avete la minima idea di cosa sto parlando, ne sono sicuro, ma non preoccupatevi: un giorno l’avrete».
Uno dei migliori monologhi brevi, ma allo stesso tempo più intensi, del grande schermo.
Monologhi sull’amore
Tra i compiti più ardui c’è quello di scegliere un solo monologo sull’amore. Proponiamo “Nuvola in Calzoni“ Majakovskij, nella versione portata a teatro da Carmelo Bene:
«Il vostro pensiero, sognante sul cervello rammollito, come un lacchè rimpinguato su un unto sofà stuzzicherò contro l’insanguinato brandello del cuore: mordace e impudente, schernirò a sazietà. Non c’è nel mio animo un solo capello canuto, e nemmeno senile tenerezza! Intronando l’universo con la possanza della mia voce, cammino, bello, ventiduenne.
Teneri! Voi coricate l’amore sui violini. Il rozzo sui timballi corica l’amore. Ma come me non potete slogarvi, per essere labbra soltanto da capo a piedi! Venite a istruirvi dal salotto, vestita di batista, decente funzionaria dell’angelica lega, voi che sfogliate le labbra tranquillamente come una cuoca le pagine del libro di cucina. Se volete, sarò rabbioso a furia di carne, e, come il cielo mutando i toni, se volete, sarò tenero in modo inappuntabile, non uomo, ma nuvola in calzoni!
Volete stuzzicarmi? Meno delle copeche d’un pitocco sono gli smeraldi delle vostre follie. Ricordate! Perì Pompei quando esasperarono il Vesuvio!
Ehi! Signori! Dilettanti di sacrilegi, di delitti, di massacri, avete visto mai ciò che è più terribile: il viso mio quando io sono assolutamente tranquillo?
E sento che l’io per me è poco. Qualcuno da me si sprigiona ostinato. Allô! Chi parla? Mamma? Mamma! Vostro figlio è magnificamente malato! Mamma! Ha l’incendio del cuore. Dite alle sorelle Ljuda e Olja ch’egli non sa più dove salvarsi.
Ogni parola, persino ogni burla ch’egli vomita dalla bocca scottante si butta come nuda prostituta da una casa pubblica che arde. Gli uomini annusano: odor di bruciato! Raccozzano dei tipi strani. Rutilanti! Con gli elmi! A che scopo quegli stivaloni! Dite ai pompieri: sul cuore ardente ci si arrampica con le carezze».
Davvero intenso, non credi?
Monologhi divertenti
E l’amore, indirettamente, è al centro anche dell’autosatira espressa nell’ultima citazione della nostra raccolta.
Concludiamo, infatti, con un estratto di un discorso di Massimo Troisi (alias Tommaso) all’interno di “Pensavo fosse amore, invece era un calesse” (1991), quando scopre che la sua ex ha un altro.
«Ma perché siete tutti così sinceri con me, che cosa vi ho fatto di male, io? Chi vi ha chiesto niente? Queste non sono cose che si dicono in faccia. Queste sono cose che vanno dette alle spalle dell’interessato. Sono sempre state dette alle spalle».
Un testo comico breve, dal retrogusto amaro, ma certamente efficace. In pieno stile Troisi.